La Liberazione di Lucca. Dalloccupazione militare e dal controllo nazifascista, alla Libertà.

Martedì 5 settembre alle ore 17 presso la Sala del Cred in via S. Andrea, 33, verrà ricostruita attraverso i documenti del Bundesarchiv Militärarchiv di Friburgo, la storia del Militärkommandantur 1015, ovvero del comando germanico a cui venne assoggettata la provincia di Lucca tra il 29 ottobre 1943 e l’agosto del 1944. Grazie agli ordini del comando che in un primo momento vennero collocati presso l’Hotel Continentale di Bagni di Lucca, poi Villa Giurlani a Lucca, e dopo le pressioni subite dalle presenze delle unità partigiane, spostata a Castellare di Pescia (dopo un breve periodo a Segromigno in Monte), è possibile ricostruire, passo dopo passo, le azioni burocratiche, amministrative, economiche, politiche e militari, dei tedeschi di stanza in lucchesia.

L’evento patrocinato dal Comune di Lucca è organizzato dall’Associazione Toscana Volontari della Libertà e dal Centro Studi di Storia Contemporanea “Carlo Gabrielli Rosi”. Lo storico Andrea Giannasi, dopo i saluti della autorità e della presidente di ATVL Simonetta Simonetti presenterà i documenti conservati presso l’importante archivio a Friburgo.

Dal contrasto allo spionaggio, le reti telefoniche, l’internamento degli italiani, al comportamento da avere in caso di attacchi aerei (sempre più frequenti); dal controllo sulle processioni religiose al lancio di fusti nemici per gli approvvigionamenti; dalla lotta agli scioperi, al controllo sulle attività delle industrie con relative produzioni utili allo sforzo bellico. Tra queste le officine meccaniche Lenzi, la Ceramica Salla, ma anche le aziende produttrici di olio, così come i magazzini con pneumatici, carburanti, fino alle aziende agricole. Nulla venne trascurato dai tedeschi che fecero un quadro delle province controllate soffermandosi sul piano alimentare, sulle coltivazioni, il mercato nero, il controllo dei prezzi, i debiti delle amministrazioni pubbliche nei confronti di creditori privati, la forza lavoro. Su questo ultimo aspetto si trovano molti documenti tesi ad “arruolare” uomini da inviare in Germania per lavorare.

Il controspionaggio ebbe un bel lavoro da compiere e l’ascolto di Radio Londra aiutò i tedeschi a collegare le frasi in codice con le zone di lancio. “Il leone aspetta la leonessa”, “La luna si è nascosta”, “Ho visto un fantasma”, “Il gatto stanco dorme”, “Ascolterò la musica dei pini”, erano solo alcuni dei radiomessaggi destinati alla Resistenza registrati dai comandi germanici. Molto interessante un documento del 3 luglio 1944 con oggetto l’esercitazione difensiva. Un testo da diffondere tra i soldati tedeschi che metteva in guardia il soldato da ogni azione nemica con specifici esempi.

A pochi giorni dalla ritirata il 10 agosto del 1944 il comando superiore tedesco ricevette dalla Kommandatur un rapporto finale nel quale si evidenziava la corruzione del rinato regime fascista e soprattutto in questo si leggeva: “Dopo la caduta di Roma l’Amministrazione non si poteva più definire tale. Praticamente regnava l’anarchia”. E poco più avanti non si condannava il comportamento dei carabinieri che rifornivano apertamente le bande (del resto guadagnavano 35 lire al giorno), mentre la Milizia cercava di “portare all’asciutto le propri pecorelle” (un detto tedesco che in italiano può suonare come: “Portare l’acqua al proprio mulino”).

Per non parlare poi degli automezzi che gli italiani sabotavano o facevano sparire per non vederseli requisire dai tedeschi. Nel rapporto in maniera laconica si riferiva che gli italiani non erano all’altezza del compito loro assegnato di redigere elenchi dei mezzi disponibili (anche e soprattutto privati).