La battaglia del Monte Comun nella quale morì tra gli altri patrioti la maestra Rita Rosani

Monte Comun (nel Comune di Grezzana, in Provincia di Verona) fa parte di una catena collinare che costituisce lo spartiacque tra la Valpantena e la Valpolicella, le cui massime elevazioni vanno da  704 a 808 m slm. Le zone sommitali  si presentano ad incolto cespugliato, privo di alberi ad alto fusto.

Sulle colline veronesi si costituisce l’”AQUILA”

Dopo la proclamazione dell’Armistizio, sono rispuntati i fascisti, le loro organizzazioni e i tedeschi rimasti nel territorio. Ma contemporaneamente si sono formati piccoli gruppi di militari e civili  tutt’altro che disposti  a rinunciare alla propria dignità nazionale per accettare passivamente gli avvenimenti.
E’ nato allora il gruppo “Valpolicella” guidato dal sottuff. Ernesto Quattrina (nome di battaglia “Colombo”). Nel luogo di incontro i Partigiani avevano aiuto, sostegno e consigli da Silvio Degani. Aumentata nel numero, la “Valpolicella” si trasformò in “Banda Armata Aquila”, come l’aquila degli alpini, cui molti dei suoi Partigiani appartenevano.
Il comando del gruppo  fu assunto da Tarcisio Benetti “Rostro”, tenente degli Alpini, e nel maggio ’44,  dal Col. Umberto Ricca.
La situazione organizzativa  della Resistenza nel veronese era tragica: i primi due  C.L.N. (comitati liberazione nazionale) erano stati distrutti e i loro membri catturati.
“Aquila”, una piccola unità partigiana, modestamente e solo individualmente armata, nella primavera del ’44, passò sotto il controllo della Missione Militare RYE. Ma questo non le impedì di farsi riconoscere i meriti che consistevano, innanzitutto nella simpatia cui godeva tra la popolazione,  l’esperienza dei capi e dei gregari,  i colpi di mano “mordi e fuggi” e i sabotaggi a punti sensibili.
Nel maggio (o giugno) del ’44, come sopra detto, arrivò all’Aqila il Col Ricca, tra l’altro, ricercato dai nazifascisti, con la sua instancabile  giovanissima collaboratrice, la mestrina ebrea Rita Rosani.

La Battaglia di Monte Comun

Il 16 settembre ’44 due partigiani, incaricati di reperire armi per l’”Aquila”, vengono bloccati da una pattuglia della GNR (guardia nazionale repubblicana). Potrebbero difendersi con  rivoltelle, ma la presenza di molta gente li sconsiglia per non far danno fra la popolazione (tra l’altro, molo ostile ai repubblichini). Ai due partigiani arrestati, sottoposti a tortura, vengono strappate informazioni  sull’”Aquila”. Successivamente i due torturati pare siano stati fucilati nelle ‘casermette’ di Montorio.
Parte così l’azione militare contro la base partigiana di Monte Comun. Vi prendono parte una compagnia O.P. della GRN e un reparto Legione Giovanile Mussolini (130 uomini comandati da certo  cap.Palmerini), più una quarantina di tedeschi al comando di certo ten. Hinz.
Nella notte tra il 16 e il 17 sett. ’44, il gruppo tedesco-nazi-fascista perquisisce l’abitazione del parroco di Alcenago (VR) sospettato di dare aiuto ai partigiani; sequestra tre ragazzini di 13-15 anni che vengono obbligati a fare da guida sui sentieri del monte che loro ben conoscono.
Prima dell’alba  gli attaccanti assediano la collina. I Partigiani (una quindicina) risalgono la china verso la sommità del monte sparando e usufruendo degli scarsi ripari  che i cespugli possono offrire.
Due Partigiani, Dino Degani “Giraffa” e un altro, di cui si conosce solo il nome di battaglia “Orso”, coprono la ritirata con il tiro di due fucili mitragliatori. All’azione di copertura si aggiunge Rita Rosani (che era la maestrina ebrea venuta all’”Aquila” con il Col. Ricca) che, invitata dai compagni ad usare prudenza ed a mettersi in salvo, rifiuta e continua a sparare. Sulla sommità del pendio Rita cadde; ma Ricca disse  che Rita non era morta all’istante: il sottoten. repubblichino Mario Scaroni la assassinò.
Nel frattempo i Partigiani  continuarono il ripiegamento  sempre appoggiati dal fuoco di Dino Degani “Giraffa” che, quasi ormai in salvo, si accorse che Rita Rosani non c’era, che era rimasta indietro. Compì allora un atto di grandissima generosità, si cameratismo, di solidarietà: benché ferito, tornò indietro, ancora sparando, nell’intento di recuperare e dare soccorso all’amica. Nuovamente colpito, cadde.
Fu ritrovato a pochi metri dal corpo di Rita. I Partigiani superstiti ricevettero l’ordine di disperdersi attraverso i boschi. I corpi di Rita Rosani e di Dino Degani, abbandonati sul preto dai militi della GNR furono pietosamente recuperati dagli abitanti di Alcenago e sepolti nel loro Camposantoi.  Papà Degani   pose sul punto esatto dove i due giovani caddero, due cippi con i rispettivi nomi.
Dopo la Liberazione la salma di Rita fu tumulata nel Cimitero Ebraico di Verona, quella di Dino Degani  nel Cimitero del paese natio Negrar (VR).
Altri tre Partigiani caddero. Di loro si conoscono solo i nomi di battaglia: Orso, Gallo, Selva. Furono dati per dispersi. Pare siano stati fucilati a Montorio.
Le autorità fasciste mantennero assoluto silenzio sull’operazione. Solo strane e fantasiose voci  presero a circolare, da parte di singoli militi che avevano partecipato alla battaglia del Monte Comun.
A Rita Rosani venne concessa la Medaglia d’oro al Valor  Militare “alla memoria”.
A Dino Degani venne concessa la  Medaglia d’argento al Valor Militare “alla memoria”.

 

Ringraziamo Gigi Gronich per la gentile concessione per pubblicare un sunto del suo

“MONTE COMUN – 17 settembre 1944”, Patrocinio dell’Associazione Volontari della Libertà